“IL PARADISO PERDUTO DEI SEMINARISTI”

Il patrimonio storico culturale dell’Italia affonda le sue radici in un passato talmente remoto da coprire un arco temporale di diversi millenni.
Ogni singola area ha visto nel corso dei secoli succedersi decine e decine di famiglie, di feudi, di idiomi, storie e stili architettonici.
La costante crescita demografica, il continuo evolversi delle civiltà e la cementificazione progressiva non hanno però cancellato del tutto queste testimonianze del passato.
Molte sono state ristrutturate, adibite a siti museali, sedi istituzionali o abitazioni private, molte sono invece state dimenticate, dismesse o abbandonate del tutto, lasciando alla natura e ai vandali il compito di cancellarle tanto lentamente quanto inesorabilmente dal lungo elenco dei beni di interesse che andrebbero invece tutelati.
Un esempio concreto è dato dal collegio in oggetto, abbandonato da circa 40 anni ed ubicato in un borgo definibile “semi-fantasma” (sono pochissime le famiglie che tuttora vi risiedono) le cui prime tracce di insediamento paiono risalire all’epoca romana.
Trasformato in ricetto durante in medioevo, il borgo vide in questo periodo la posa della prima pietra di quello che sarebbe successivamente diventato uno dei castelli più importanti per la difesa di quel territorio.
Ai suoi piedi venne edificato un grande collegio destinato ad accogliere e formare i novizi dell’Ordine dei *******.

La grande struttura, circondata da un bosco di notevoli dimensioni, era in grado di ospitare centinaia di seminaristi e di offrir loro tutto ciò di cui avevano bisogno nelle loro lunghe giornate di studio e preghiera.
Attraverso modeste scalinate si aveva accesso all’edificio ove erano ubicate le stanze dei seminaristi e le aule studio.

Purtroppo la stabilità della struttura è stata fortemente minata dai lunghi anni di abbandono e sono molte le zone a rischio di crollo imminente.
Di quelle che una volta erano le scale principali non resta quasi più nulla se non un cumulo di macerie affrontabile a proprio (gran) rischio e pericolo.

Alcune parti hanno resistito meglio all’azione distruttiva del tempo e degli agenti atmosferici, conservando tuttora il loro impianto originale.
E’ quindi ancora possibile apprezzare la semplicità e la funzionalità delle cucine e della mensa, così come le loro tonalità tanto tenui quanto umili.

In queste stanze la natura inizia a farsi strada dalle finestre ma è ancora ben lontana dall’abbracciare tutto.

Ciò che lascia davvero stupefatti è lo stato di conservazione della chiesa alla quale si accede da una piccola e anonima porticina di legno.

I suoi colori accesi, accarezzati dall’umidità e slavati dalle infiltrazioni, mantengono ancora tutta la maestosità dell’epoca, raccontando di come un tempo menti e mani sapienti sapessero partorire vere e proprie opere d’arte, capaci di infondere nell’uomo un senso di inferiorità, devozione e rispetto nei confronti della religiosità che rappresentavano.

Come accennavo all’inizio, i religiosi abbandonarono il tutto circa 40 anni fa e oggi questo complesso, nonostante le ferite e gli sfregi patiti, continua a dominare la valle sottostante e a dar rifugio, talvolta in maniera permanente, alla fauna rimasta unica padrona del bosco circostante, rimanendo pertanto una delle innumerevoli testimonianze importanti e tangibili della storia del nostro territorio.