Fino a circa 15 anni fa l’economia della notte italiana era fondata sulle discoteche dopodiché… il declino.
Più del 50% dei locali da ballo che per decenni  sono stati vanto del nostro Paese, contendendosi il podio con città come Ibiza o Londra ora sono chiusi, ridotti a scheletri di cemento lasciati all’incuria del tempo e all’azione dei ladri e dei vandali.
Secondo l’ultima ricerca effettuata dalla Fipe-Istat, il numero di ragazzi di età compresa tra i 18 ed i 24 anni che almeno una volta all’anno va a ballare in una discoteca è calato di circa 350.000 unità, tra i 35 ed i 34 di circa 950.000
Un numero impressionante che farebbe facilmente pensare ad un drastico calo della voglia di divertirsi.
Eppure non è così anzi, è l’esatto contrario.
I giovani di oggi amano divertirsi ma preferiscono chiacchierare con gli amici in un ristorante piuttosto che in un privee, ascoltare la musica dal vivo in un circolo o per strada dalle casse bluetooth piuttosto che in pista, bere un cocktail in un lounge bar piuttosto che assiepati contro un bancone.
La nuova generazione si imbottisce di serie televisive a casa con gli amici, beve e rumoreggia nei locali alla moda, va ai concerti, alle feste, alle sagre, agli happy hour e ai festival.
I gestori delle discoteche  non sono stati semplicemente in grado di reggere il passo con i tempi.
La maggior parte dei locali sono infatti strutture nate negli anni ‘70/’80, rimaste spesso identiche al prodotto offerto negli anni ’90, senza quell’occhio alla tecnologia e alle nuove esigenze che ha invece permesso a molti club esteri di sopravvivere rinnovandosi.
Si è quindi assistito negli ultimi decenni ad una crescita impressionante di discopub, live club, lounge bar, circoli, eventi “one night”, la nascita di una nuova offerta di divertimento in grado di fatturare 70 miliardi di euro all’anno senza essere soffocata da quelle imposte che hanno in parte dato il colpo di grazia al settore delle discoteche.

Riporto testualmente quanto dichiarato da Maurizio Pasca, presidente del Silb (Associazione italiana dei locali da ballo) in una intervista di qualche anno fa:

“Ormai si balla dappertutto, ristoranti, bar, posti in cui si fa l’aperitivo, le One Night, le feste nelle ville, nei palazzi, nelle masserie: il punto è che il 90% di queste attività è abusivo. Amministrazioni comunali compiacenti, vigili urbani che lavorano fino alle 22, forze dell’ordine che hanno altro da fare: nessuno tocca gli abusivi che spesso si travestono da sedicenti circoli culturali.”

Insomma, si parla di luoghi che teoricamente non dovrebbero disporre delle autorizzazioni necessarie per effettuare serate danzanti, locali non soggetti alle stesse tassazioni delle discoteche.
In un solo anno Assointrattenimento ha raccolto più di 700 denunce relative a questa forma di abusivismo.

Tra le varie cause della crisi del settore vi è infatti anche un sistema di tassazione che viene definito insostenibile dalla maggior parte degli esercenti.

“Prendiamo il prezzo del biglietto: il 22% è per l’Iva, il 16% riguarda l’imposta di intrattenimento, il 5% va alla SIAE e il 2% è per l’Scf. Un totale del 45%. Con il restante si pagano i contributi per i dipendenti, gli stipendi, i costi di gestione, del cibo e delle bevande. E gli utili che restano sono ulteriormente tassati del 57%. Non resta quasi nulla insomma. E lo Stato, oltre che arrendersi all’abusivismo, non consente a noi imprenditori di respirare. (Luciano Zanchi – presidente di Assointrattenimento) ”

A tenere in piedi i locali notturni sono rimasti i flussi turistici, principalmente stranieri.
Ma a quanto pare, escludendo le principali località turistiche, l’economia della notte del nostro Paese è e sarà sempre meno basata sulle discoteche.


Disco Live (quel che ne resta) – ITA