1981.
In Italia vengono trasmesse le prime puntate de “I Puffi”, una serie di cartoni animati tratta dalle storie a fumetti di Peyo e Yvan Delporte.
Questi piccoli esserini antropomorfi di colore blu che trascorrono le loro giornate a (omissis) e a salterellare nel sottobosco, nel giro di pochi anni raggiungeranno ogni angolo del globo ed una notorietà tale da relegarli per sempre nell’Olimpo dei Cartoons.

Forse però non tutti conoscono l’origine tanto casuale quanto divertente del termine “Puffi”.
Nel 1958 Peyo, artista belga, stava partecipando a una cena con vari ospiti.
Ad un certo punto chiese al vicino commensale di passargli la saliera ma, in quel preciso momento, non gli venne in mente il nome dell’oggetto e ciò che uscì dalla sua bocca fu: “Passe-moi le schtroumpf” ossia, letteralmente, “Passami il puffo”.
L’ospite scoppiò a ridere e gli rispose: “Ecco il tuo puffo, quando avrai finito di puffarlo me lo ripufferai!”.
Da quel simpatico scambio di battute nacque la leggenda.

Ma probabilmente sono ancora meno quelli che conoscono la storia dell’incontro, ancor più casuale, del Signor Mario De Bernardi e dei Puffi.
Il Signor Mario era un grande amante dei funghiprodotti tipici di questa zona e, nel contempo, particolarmente esperto in lavori in muratura.
Agli inizi degli anni ’60 decise di omaggiare il suo alimento preferito edificando in un bosco sperduto ricco di betulle, faggi e castagni secolari, un piccolo borgo costituito da una serie di case private fatte a forma di fungo, alcune monolocali, altre bilocali, tutte composte da due porzioni abitative con annesso forno, barbecue, magazzino-legnaia e madonnetta.
Insomma, il Signor Mario senza saperlo aveva edificato Puffolandia, il Villaggio dei Puffi, quasi 20 anni prima che in Italia si sentisse parlare degli omini blu.
Un primato ed una piccola oasi da sogno destinati però purtroppo a durare poco e ad essere reclamati dal bosco in cui erano stati edificati.

Ancora oggi addentrandosi nella folta vegetazione è possibile visitare il Villaggio, tenendo però bene a mente che qui siamo a casa della Natura e del Signor Mario e il rispetto, come sempre d’altronde, è d’obbligo.